Il Tecnico di fisiopatologia cardiocircolatoria e perfusione cardiovascolare ha il compito di provvedere all’uso e alla manutenzione delle apparecchiature relative alle tecniche di circolazione extracorporea e alle tecniche di emodinamica. Le mansioni di questa figura sono esclusivamente di natura tecnica, in quanto assiste il personale medico utilizzando strumenti e macchinari finalizzati alla diagnostica emodinamica e cardiocircolatoria.

 

CENNI STORICI

 

L´evoluzione della figura del tecnico di fisiopatologia cardiocircolatoria e perfusione cardiovascolare è strettamente connessa allo sviluppo delle macchine impiegate in cardiochirurgia. Sebbene per lungo tempo il cuore sia stato un organo considerato troppo delicato e complesso per consentirvi un intervento, durante il secondo conflitto mondiale, a causa dell’incremento esponenziale di ferite al cuore causate da schegge di mortai, proiettili e traumi, si fece sempre più pressante l’esigenza di sviluppare una tecnica che consentisse di intervenire sul muscolo cardiaco al fine di salvare la vita di quante più persone possibile. Uno dei pionieri che sviluppò le prime tecniche per guadagnarsi un accesso chirurgico al cuore fu Dwight Harken. Tuttavia i primi risultati furono disastrosi con la maggior parte dei pazienti deceduti soprattutto per le consistenti emorragie. Bisognava quindi studiare un sistema che permettesse di arrestare il flusso di sangue senza che il cervello, particolarmente sensibile agli insulti ischemici, ne rimanesse danneggiato. In tal senso negli anni cinquanta un chirurgo canadese, Bill Bigelow, fece delle interessanti scoperte studiando il metabolismo di alcuni animali che andando in letargo riuscivano a sopportare i rigidi climi invernali canadesi. Scoprì infatti che il loro cuore, conseguentemente all´ipotermia, batteva più lentamente di conseguenza si verificava un rallentamento generale del metabolismo ed una minor richiesta di ossigeno. Successivamente compì delle sperimentazioni sui cani che una volta raffreddati erano sottoposti ad interventi a cuore aperto. Dimostrò che essi tolleravano tempi di ischemia notevolmente dilatati rispetto agli interventi compiuti in normotermia con una minore sofferenza per i tessuti cerebrali e del corpo. Sulla scia di queste scoperte il 2 Settembre del 1952 due chirurghi dell’Università del Minnesota, Walton Lillehei e John Lewis, operarono una bambina di 5 anni affetta da difetto interatriale. Dopo essere stata anestetizzata venne raffreddata con delle speciali coperte e portata ad una temperatura di circa 27 °C. Vennero clampate le vie d’accesso del sangue refluo dal corpo ossia le due vene cave. In questo modo dopo pochi battiti il cuore si era praticamente vuotato, permettendo agli operatori di aprire la cavità cardiaca ed eseguire rapidamente l’intervento di chiusura del difetto. Successivamente la paziente venne immersa in una vasca d’acqua calda grazie alla quale venne progressivamente riportata ad una condizione di normotermia. L’intervento fu un successo e tale metodica si diffuse rapidamente in molti centri. Tuttavia l’approccio ipotermico era adatto per la correzione di piccoli patologie come appunto i difetti interatriali ma spesso gli operatori si trovavano di fronte a situazioni ben più complesse che non potevano essere riparate neanche con i dieci minuti garantiti dall’ipotermia moderata. Fu a questo punto chiaro che si doveva compiere un ulteriore passo in avanti. L’idea di costruire una macchina che sostituisse il cuore ed i polmoni circolava già da molti anni. Il primo prototipo, "Model I", venne messo a punto da un altro illustre pioniere: John Gibbon, negli anni quaranta. Si trattava, però, di un macchinario tanto ingombrante quanto pericoloso che causava gravi danni alle emazie, formazione di continui emboli d’aria nonché infezioni ai pazienti. La progettazione del primo rudimentale ossigenatore per la circolazione extracorporea va attribuita ad un medico svedese Olov Bjork. Tale ossigenatore consisteva di una serie di dischi rotanti su di un asse fisso all’interno di un tubo dentro cui veniva convogliato uno strato di sangue. Questo strato veniva quindi pescato da tali dischi, sui quali veniva indirizzato un getto di ossigeno. In questo modo si poteva provvedere sufficientemente ad ossigenare il sangue di un adulto. Bjork in collaborazione con alcuni ingegneri (tra cui la moglie) mise a punto i filtri ematici e sviluppò i primi materiali biocompatibili, al fine di ridurre la formazione di microtrombi e il danno verso le piastrine. Inizia in questo modo un approccio scientifico alla circolazione extracorporea, con lo studio di materiali e strumenti al fine di ridurre gli effetti collaterali di tale metodica. Nonostante i primi fallimenti e la sfiducia dell’ambiente medico che lo circondava, Gibbon già nel 1935 con un prototipo di macchina cuore polmoni da lui ideata mantenne in vita per 26 minuti un gatto. Dopo la pausa imposta dagli eventi del Secondo conflitto mondiale negli anni cinquanta Gibbon in collaborazione con Thomas Watson, ingegnere della IBM (International Business Machines) mise a punto una nuova macchina per la circolazione extracorporea in grado di minimizzare l’emolisi e di prevenire la formazione di emboli gassosi: "IBM Model II". Il 6 Maggio 1953 segna una data fondamentale per la nascita della circolazione extracorporea, infatti, John Gibbon e il suo staff presso il Jefferson Medical College Hospital, eseguirono per la prima volta in circolazione extracorporea un intervento di chiusura di difetto interatriale su una paziente allora diciottenne Cecilia Bavolek. Ma soltanto dal 1960 la tecnica del by pass cardiopolmonare associata ad ipotermia venne considerata una pratica sicura per poter effettuare interventi di chirurgia a cuore aperto. Le scoperte nel settore della biocompatibilità associate alla progettazione di apparati per circolazione extracorporea sempre più evoluti, hanno permesso di eseguire la maggior parte degli interventi a cuore aperto in assoluta sicurezza consentendo al perfusionista di gestire il BPCP utilizzando diverse metodiche come l´ipotermia o la normotermia, l´arresto di circolo e la perfusione cerebrale selettiva, il by pass veno-venoso (come nei trapianti di fegato) oppure sinistro (chirurgia dell´aorta toracica). In altri settori come nell´oncologia, la circolazione extracorporea utilizzata per il trattamento di alcune forme tumorali attraverso la perfusione distrettuale d´organo, sta ottenendo interessanti risultati.

 

 

SCUOLE DI FORMAZIONE, UNIVERSITA’ E CORSI DI AGGIORNAMENTO

 

Per esercitare la professione di Tecnico di fisiopatologia cardiocircolatoria e perfusione cardiovascolare è necessaria la laurea triennale in Tecniche di fisiopatologia cardiocircolatoria e perfusione cardiovascolare, attiva presso le Facoltà di Medicina e Chirurgia di Bari (20 posti disponibili per l´anno accademico 2010/2011), Catania (10), Chieti (10), Genova (10), Milano (15), Milano “Università Cattolica Sacro Cuore” (30), Modena e Reggio Emilia (10), Napoli Federico II (20),  Pavia (15), Pisa (10), Roma La Sapienza I facoltà (15) Roma Tor Vergata (10), Siena (10), Varese Insubria e Verona (10). L’ammissione al corso avviene dopo aver accertato l’idoneità psico-fisica del candidato allo svolgimento delle attività specifiche di questo profilo. La prova di ammissione è predisposta da ciascuna Università ed è identica per l´accesso a tutte le tipologie dei corsi attivati presso ciascun Ateneo. Ai fini dell´utilizzo di tutti i posti disponibili per ciascun corso è consentito allo studente di esprimere nella domanda di ammissione fino a tre opzioni, in ordine di preferenza, per i corsi stessi. Le prove di ammissione per l´accesso a ciascun corso di laurea consistono nella soluzione di 80 quesiti a risposta multipla, di cui una sola risposta esatta tra le cinque indicate, su argomenti di:
• Logica e cultura generale, circa 40 quesiti
• Biologia, 18 quesiti
• Chimica, 11 quesiti
• Fisica e Matematica, 11 quesiti.
Le graduatorie di ammissione vengono formate prendendo in considerazione i seguenti punteggi:
1 punto per ogni risposta esatta
-0,25 punti per ogni risposta sbagliata
0 punti per ogni risposta non data
In caso di parità di voti, prevale il punteggio ottenuto dal candidato nella soluzione di quesiti relativi ai seguenti argomenti: per i corsi di laurea in medicina e chirurgia, odontoiatria e protesi dentaria, medicina veterinaria, prevale in ordine decrescente il punteggio ottenuto dal candidato nella soluzione rispettivamente dei quesiti relativi agli argomenti di biologia; chimica; fisica e matematica; logica e cultura generale
La laurea si consegue con il superamento di una prova finale che prevede la redazione di un elaborato, una prova pratica specifica e la verifica della conoscenza di una lingua straniera. La prova finale ha valore di esame di Stato ed è abilitante all’esercizio della professione. Con il corso di Laurea Specialistica in Scienze delle Professioni Sanitarie Tecniche Assistenziali, il tecnico di fisiopatologia cardiocircolatoria e perfusione cardiovascolare può completare il proprio percorso formativo, integrando le conoscenze tecnico-scientifiche con competenze di natura gestionale e organizzativa.
Di seguito ulteriori indirizzi utili per chi volesse avere maggiori informazioni.
Enti di Formazione
ANMIRS Associazione Nazionale dei Medici di Istituti Religiosi via Costantino Morin, 45 – 00195 Roma, Tel. 06/37514089 Fax 06/37514109, e-mail: info@anmirs.it, sito: www.anmirs.it
AITN Associazione Italiana Tecnici di Neurofisiopatologia-Settore formazione via U.Foscolo, 7 – 40123 Bologna, Tel. 051/6442217, e-mail: aitn@bo.nettuni.it, sito: www.aitn.it
Corsi di Formazione
Corso teorico pratico per tecnici di Neurofisiopatologia – ASL di Pescara via Renato Paolini, 47 – 65124 Pescara, Tel. 085/4253201 Fax 085/4253200, e-mail: info.urp@ausl.pe.it, sito: www.ausl.pe.it
Aspetti assistenziali nella cura della persona affetta da patologie dell´apparato cardiocircolatorio – Azienda Ospedaliera S. Gerardo dei Tintori via Solferino, 16 – 20052 Monza, Tel. 039/2331, e-mail: a.braga@hsgerardo.org, sito: www.hsgerardo.org
Corso per tecnici di fisiopatologia cardiocircolatoria – Società Italiana di Chirurgia Cardiaca via Firenze, 32 – 00184 Roma, Tel. 06/47825889 Fax 06/485504, e-mail: webmaster@cardiochirurgiaitalia.it, sito: www.cardiochirurgiaitalia.it
Master in Funzioni di coordinamento nell´aria tecnico – sanitaria – Università degli studi di Firenze – Facoltà di Medicina e Chirurgia via Morgagni, 85 – 50141 Firenze, Tel. 055/3262403 Fax 055/3262436, e-mail: corsi@dsp.igien.unifi.it, sito: www.igiene.unifi.it
I corso di aggiornamento e formazione in medicina trasfusionale, patologia clinica e anatomia patologica – Azienda USL1 Imperiese via Aurelia Ponente, 1 – 18032 Bussana di Sanremo, Tel. 0184/536656, e-mail: urp@asl1.liguria.it, sito: www.asl1.liguria.it
Attualità e prospettive in cardiologia – ANMIRS Associazione Nazionale dei Medici di Istituti Religiosi via Costantino Morin, 45 – 00195 Roma, Tel. 06/37514089 Fax 06/37514109, e-mail: info@anmirs.it, sito: www.anmirs.it
Associazioni
AITN Associazione Italiana Tecnici di Neurofisiopatologia via U.Foscolo, 7 – 40123 Bologna, Tel. 051/6442217, e-mail: aitn@bo.nettuni.it, sito: www.aitn.it
AITAC Associazione Italiana Tecnici Fisiopatologia Cardiocircolatoria e perfusione miocardica via del Pozzo, 71 – 41100 Modena, Tel. 059/4224512 Fax 059/4224498, e-mail: tecnicicardio@policlinico.mo.it
FIALS Federazione Italiana Lavoratori Sanità via C. Stazio, 1/5 – 00136 Roma, Tel. 06/35341726 Fax 06/35343061, e-mail: info@fials.it, sito: www.fials.it
CGIL Confederazione Generale Italiana del Lavoro corso d´Italia, 25 – 00198 Roma, Tel. 06/84761 Fax 06/8845683 , e-mail: info@cgil.it , sito: www.cgil.it
CISL Confederazione Italiana Sindacati Lavoratori via Po, 21 – 00198 Roma, Tel. 06/84731 Fax 06/8546076, e-mail: cisl@cisl.it, sito: www.cisl.it
UIL Unione Italiana del Lavoro via Lucullo, 6 – 00187 Roma, Tel. 06/47531 Fax 06/4753208, e-mail: info@uil.it, sito: www.uil.it
Internet
www.sitinazionale.it
Sito della Società Italiana di Igiene, Medicina preventiva e Sanità pubblica, particolarmente indicato per coloro che vogliono essere costantemente aggiornati sulle date di corsi e convegni, sulle novità editoriali, sulle ultime ricerche, leggi e comunicazioni circa il mondo della Sanità Pubblica.
www.nursing.it

 

 

PRESENZA IN ITALIA ED EFFICACIA SULLA POPOLAZIONE

 

Nell’ambito della professione sanitaria del tecnico della fisiopatologia cardiocircolatoria e perfusione cardiovascolare, i laureati sono operatori sanitari cui competono le attribuzioni previste dal DM del Ministero della Sanità 27.7.98, n. 316 e successive modificazioni ed integrazioni; ovvero provvedono alla conduzione e manutenzione delle apparecchiature relative alle tecniche di circolazione extracorporea ed alle tecniche di emodinamica. Le loro mansioni sono esclusivamente di natura tecnica, coadiuvano il personale medico negli ambienti idonei fornendo indicazioni essenziali o conducendo, sempre sotto indicazione medica, apparecchiature finalizzate alla diagnostica emodinamica o vicarianti le funzioni cardiocircolatorie. In seguito a quanto disposto nella Legge 251/2000 (www.parlamento.it/leggi/00251l.htm), anche questa figura, qualora già inserita nel Servizio Sanitario Nazionale e in possesso di una Laurea specialistica, può accedere, tramite concorso, alla qualifica di Dirigente sanitario.
L´attività di Tecnico di fisiopatologia cardiocircolatoria e perfusione cardiovascolare può essere svolta presso strutture sanitarie pubbliche o private, come dipendente o libero professionista. Nel Servizio Sanitario Nazionale l’accesso e i percorsi di carriera avvengono per pubblico concorso. Il lavoro dipendente è svolto principalmente nelle ASL, nelle aziende ospedaliere, negli ambulatori specialistici, nelle case di cura private e, in particolare, nei reparti di terapia intensiva di cardiologia, nei quali il Tecnico è responsabile del funzionamento delle apparecchiature utilizzate con i pazienti sottoposti ad interventi chirurgici al cuore (come quelli di by-pass coronarico) e in tutti quei casi in cui la circolazione sanguigna deve essere supportata da idonee strumentazioni. Gli ambiti in cui può operare sono molteplici e vanno da quello cardiochirurgico (per la conduzione della circolazione extracorporea) a quello oncologico (per il trattamento antiblastico distrettuale) e neurochirurgico (durante interventi in ipotermia profonda). Inoltre questa figura può lavorare nei centri di trapianto di organi, laddove si renda necessario un supporto cardiocircolatorio o quando vengono utilizzate le tecniche di conservazione degli organi; nei laboratori di ricerca universitaria ed extrauniversitaria del settore biomedico; presso le industrie operanti in questo ambito. 
Nel Servizio Sanitario Nazionale lo stipendio medio per questo profilo, inquadrato inizialmente al livello C, è di circa 17.500 euro annui lordi, ai quali vanno aggiunte indennità a vario titolo.
Le tendenze occupazionali identificano questa come una professione in crescita, se si considera che i posti messi a disposizione dalle autorità competenti per il corso di laurea specifico sono aumentati, dal 2001 al 2003, del 51%. Quest’attività si caratterizza per un sostanziale equilibrio tra uomini e donne anche se, per il futuro, si prevede una lieve prevalenza femminile.
Le figure più vicine sono: il Tecnico di neurofisiopatologia e l’Infermiere.

 

TRATTATO DESCRITTIVO

 

Il Tecnico della Fisiopatologia cardiocircolatoria e Perfusione cardiovascolare rientra nella classe definita come  professioni sanitarie, ossia tutte le figure necessarie per il normale svolgimento del servizio sanitario nazionale.
I Tecnici della Fisiopatologia cardiocircolatoria e Perfusione cardiovascolare pianificano, gestiscono e valutano quanto necessario per il buon funzionamento delle apparecchiature di cui sono responsabili; garantiscono la corretta applicazione delle tecniche di supporto richieste; svolgono la loro attività professionale in strutture sanitarie, pubbliche o private in regime di dipendenza o libero-professionale; contribuiscono alla formazione del personale di supporto e concorrono direttamente all’aggiornamento relativo al profilo professionale e alla ricerca nelle materie di loro competenza.
L´attività del tecnico in fisiopatologia cardiocircolatoria e perfusione cardiovascolare si articola in due profili professionali: uno è volto alla gestione dei sistemi di assistenza circolatoria (quali la circolazione extracorporea per interventi cardiochirurgici e tutte le altre metodiche di supporto cardiocircolatorio e respiratorio e perfusione in caso di trapianto d’organo o terapia antiblastica), l’altro è volto alla gestione tecnica di laboratori di diagnostica cardiologia (come il laboratorio di emodinamica e quello di elettrofisiologia clinica).
Oltre alle competenze tecniche, è necessario avere un’adeguata preparazione nelle discipline di base, tale da consentire una migliore comprensione dei più rilevanti elementi che sono alla base dei processi patologici che si sviluppano in età evolutiva, adulta e geriatrica, sui quali si focalizza il loro intervento diagnostico. Devono, inoltre, saper utilizzare almeno una lingua dell’Unione Europea, oltre l’italiano, nell’ambito specifico di competenza e per lo scambio di informazioni generali.
Per quanto riguarda l´utilizzo delle macchine, il tecnico deve essere in grado di provvedere all’uso e alla manutenzione delle apparecchiature utilizzate nella diagnostica, sapendole preparare, verificare e controllare. Naturalmente le sue mansioni non esulano dal calcolo dei parametri di gestione della circolazione extracorporea e dalla raccolta di dati tecnico-statistici e dalla compilazione la cartella clinica.
Completano il profilo competenze tecnico-informatiche e la familiarità con le norme che regolano la sicurezza sui luoghi di lavoro e con quelle che disciplinano l’organizzazione sanitaria. Al fine di ottenere una corretta interpretazione dei dati ottenuti, è fondamentale avere buone capacità relazionali, che gli permettano di avere un ottimo rapporto con con i Medici specialisti.
Se il tecnico ha diverse mansioni, il perfusionista appartiene esclusivamente all´equipe medico-chirurgica, ed è addetto all’uso e alla gestione della macchina cuore-polmone nelle metodiche di circolazione extracorporea (interventi "a cuore aperto"). Il perfusionista ha il compito, durante l’intervento cardio-chirurgico, di mantenere i valori ematici del paziente quanto più fisiologici possibile, garantendo quindi l’ossigenazione del sangue, il mantenimento dei valori di PH ematico nella norma (i quali altrimenti tenderebbero a modificarsi in maniera importante per via delle metodiche utilizzate durante l´intervento), la perfusione sistemica, una corretta pressione arteriosa e la protezione miocardica. Alcuni ambiti di intervento sono comuni a quelli del tecnico di fisiopatologia cardiocircolatoria e perfusione cardiovascolare, come la cardiochirurgia, ma ne esistono altri come quelli dell’emodinamica, dell’elettrofisiologia, dell´ecocardiografia, della dialisi e di altri settori sanitari sempre correlati alla cura o alla diagnostica di patologie a livello cardiovascolare.